Amarcord Azzurro: i Mondiali del 1981

Amarcord Azzurro: i Mondiali del 1981

In occasione dei Mondiali di 1a Divisione Gruppo A ospitati dalla FISG a Bolzano, ripercorriamo gli avvenimenti delle precedenti rassegne iridate disputate in Italia.

La stagione 1980/81 si aprì con l’elezione dei nuovi quadri dirigenziali della Federazione: alla Presidenza, dopo Mario Pinferi, si insediò il cinquantaduenne Luciano Rimoldi coadiuvato dal Presidente della Commissione Tecnica Marco Biasi e dal Direttore Tecnico Werner Holzner. La nuova carica di allenatore venne affidata a Dave Chambers, ex coach del Gardena e Alberto Da Rin divenne suo assistente.

Il Mondiale Gruppo B organizzato in casa era un’occasione troppo importante per farsela sfuggire: con lo scopo di raggiungere il miglior risultato possibile, la nuova stagione venne programmata in funzione di questo evento: in primis era necessario alzare il livello tecnico della Nazionale; i club, su suggerimento della Federazione, ingaggiarono giocatori oriundi, anziché stranieri. Tutto ciò diede a Chambers la facoltà di scegliere  tra un numero maggiore di atleti e di conseguenza un loro massiccio utilizzo rispetto al passato: nel primo raduno stagionale di inizio settembre vennero convocati quattordici atleti su ventisette; nella serie di amichevoli previste, gli Azzurri incontrarono i campioni jugoslavi del Lubiana, formazione con sette nazionali in roster, conseguendo due vittorie (5-4 e 9-3), il Cortina (8-7 e 2-2) e l’Heraklith Villach che schierò sette canadesi: con gli austriaci il bilancio si chiuse in pareggio con una vittoria (7-4) e una sconfitta (5-2).

Il 23 novembre 1980 è una data tristemente conosciuta in Italia, a causa del terremoto che colpì l’Irpinia; la Gazzetta dello Sport aprì una sottoscrizione, con la quale intendeva raccogliere fondi tra gli sportivi da destinare ai bambini rimasti orfani. La Federazione Italiana Sport del Ghiaccio dimostrò la propria sensibilità stanziando un milione di Lire, a cui si aggiunsero cinquecentomila Lire raccolti tra i membri del Consiglio federale. Gli organi periferici si impegnarono a sollecitare contributi dalle società sportive associate.

Lo spirito di collaborazione tra club e FISG, permise a dicembre, per la prima volta nella storia dell’hockey italiano, lo stop del Campionato per due settimane (dal 7 al 21 dicembre); durante questo lasso di tempo Chambers poté organizzare, a Ortisei, un secondo raduno a cui seguirono un amichevole con i canadesi dei Thompson Hawks (7-1) e il Trofeo Gold Market con gli stessi canadesi (10-4) , la Germania Ovest Olimpica (4-2) e la Norvegia (7-2). Le quattro vittorie ottenute rese euforico l’ambiente Azzurro, per Holzner il lungo raduno fu salutare per l’economia della Nazionale:

“La nazionale ha pienamente convinto, nel gioco e nello spirito, denotando un’eccellente preparazione, anche atletica e di fondo, segno che il lungo collegiale è servito egregiamente al suo scopo”….“Il gioco collettivo si è espresso ad ottimo livello, e quindi si è sentito il beneficio del collegiale, che ha permesso a Chambers di lavorare in tranquillità sul piano atletico, ma soprattutto sugli schemi”.

Al termine del Campionato, Chambers, in vista della preparazione che ebbe inizio il 22 febbraio, un mese prima del torneo cadetto, diramò una lista di 23 giocatori che comprendeva i portieri James “Jim” Corsi (Gardena), Nicolino “Nick” Sanza (Cortina), Giorgio Tigliani (Bolzano), i difensori John Bellio (Cortina), Guido Tenisi (Brunico), Dave Tomassoni, Gino Pasqualotto (Bolzano), Erwin Kostner, Herbert Frisch (Gardena), Rocky Pagnello (Merano) e gli attaccanti Michael Mair, Thomas “Tom” Milani, Martin Pavlu (Bolzano), Richard “Rick” Bragnalo (Brunico), Cary Farelli (Merano), Adolf Insam, Egon Schenk, Fabrizio Kasslatter (Gardena), Grant Goegan, Albert “Bert” Di Fazio (Valpellice), Giulio Francella (Alleghe), Wayne Bianchin e Steve Cupolo (Asiago). Una settimana più tardi gli schemi provati in allenamento vennero messi in pratica regolando a domicilio l’Austria 6-4 e 7-2. Il ricco programma di test match proseguì con la Romania; gli Azzurri sbaragliarono le fila con due vittorie (6-2 e 5-3). Dopo la prima vittoria sui rumeni, avversari risultati ostici a partire dal secondo dopoguerra, gli Azzurri presero coscienza di poter essere tra i protagonisti a Ortisei, malgrado lo staff tecnico valutasse con attenzione il successo e rimanendo consci della sua reale forza che sarebbe stata mostrata nel torneo mondiale. Holzner ne era consapevole:

“Questo test con la Romania è senz’altro indicativo, perché la squadra rumena rappresenta il vertice del gruppo B. Non dimentichiamo che ha partecipato alle Olimpiadi alle quali sono ammesse, oltre alle otto squadre del gruppo A, unicamente le quattro migliori del gruppo B”… “Una risposta positiva ci viene soprattutto sul piano fisico. I rumeni sono degli ottimi pattinatori ed anche agonisticamente sono molto validi. Ci interessava anche vedere fino a che punto riuscivamo a contrastarli agonisticamente. La risposta mi pare che sia estremamente positiva”.

La definitiva convinzione fu data dal doppio confronto con la Svizzera. Recuperato Dell Iannone (Vipiteno), che si vide ridotta la squalifica comminatagli dal Giudice Sportivo per una bastonata al volto di Sergio Fiorese, giocatore del Varese, in una partita di Serie B, l’Italia affrontò la Svizzera battendola dopo quattordici anni in entrambi gli incontri in programma (2-1 e 4-0). Durante la presentazione del Mondiale in scena a Ortisei, avvenuta il giorno successivo la gara con gli elvetici, il Presidente Rimoldi espresse il proprio ottimismo sul risultato che gli Azzurri avrebbero potuto conseguire:

“Proprio martedì sera a Merano gli azzurri hanno compiuto una grande impresa, riuscendo a battere dopo 14 anni la Svizzera, nostra grande rivale, con una grandissima prestazione del portiere Jim Corsi” …. “E se questa squadra, rinforzata da giocatori italo-canadesi, tutti provvisti di regolare passaporto, ci regalerà le soddisfazioni che speriamo, penso potremo addirittura puntare al gruppo A”.

Le amichevoli premondiali si chiusero incontrando i tedeschi del Rosenheim con i quali l’Italia collezionarono una vittoria (10-7) e una sconfitta (10-8), in seguito venne il momento in cui l’allenatore federale dovette tagliare tre giocatori in sovrannumero: la scelta cadde sul bolzanino Pavlu e i gardenesi Frisch e Kasslatter; con queste parole Chambers motivò le esclusioni:

“Ho sacrificato Pavlu, perché è ancora troppo giovane e infatti raggiungerà la juniores, che disputa a Strasburgo i mondiali . Ho rinunciato anche a Frisch, perché ho molti ottimi difensori e purtroppo ho dovuto fare a meno anche di Kasslatter, perché, pur molto bravo, tecnico, intelligente, è tuttavia troppo leggero. Abbiamo di fronte squadre ricche di elementi di gran peso atletico, non possiamo correre rischi”.

Differente la motivazione che spinse il coach della Nazionale a rinunciare, a malincuore, a Sanza: l’estremo difensore si procurò lo stiramento ai legamenti di un ginocchio e il ruolo di backup passò a Tigliani; il ruolo di terzo portiere passò ad Adriano Tancon dell’Alleghe. La lunga attesa stava per terminare, dopo i gli Europei del 1924, il Mondiale del 1934 e le Olimpiadi del 1956, la FISG tornò ad organizzare una manifestazione di carattere internazionale. Il Comitato Organizzativo fece il massimo per la riuscita dell’evento: il palaghiaccio di Ortisei venne coperto a tempo di record in una sola estate (3 miliardi di Lire il costo), venne garantita la copertura televisiva, la Rai inviò in Val Gardena due telecronisti e furono trasmesse numerose gare in diretta per l’Eurovisione, anche se le partite della Nazionale, viceversa, a causa dell’orario serale, vennero trasmesse in differita. In quei giorni la Federazione non era l’unica a tenere alla buona riuscita del torneo, anche gli oriundi sentivano il peso della maglia Azzurra, nel loro paese di provenienza si consideravano italiani, e per questo Mondiale si accontentarono, pare, di un’indennità di mezzo milione di Lire. Alla cerimonia d’inaugurazione partecipò anche l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini (1978-1985) che ben conosceva la zona perché era solito trascorrere le sue vacanze estive a Selva di Valgardena nella locale caserma dei carabinieri[1]; nella partita d’esordio, davanti a 4.000 spettatori, l’Italia affrontò la Jugoslavia dei fratelli Hiti e dopo solo 42” Farelli aprì le danze regalando il goal dell’1-0. Il dominio Azzurro prevalse per due tempi consentendo ai ragazzi di Chambers di avere un buon margine, il goal di Zvone Suvac al 40’26” non diede vita ad alcuna rimonta da parte degli slavi che dovettero incassare il 6-4 finale. Di diverso tenore fu la partita con la Romania, la quale si dimostrò Nazionale combattente e per nulla intenzionata ad essere la vittima sacrificale del momento: nonostante l’1-2 Azzurro realizzato da Tomassoni (23’48”) e Francella (23’57) che avrebbe potuto mettere KO gli avversari, i rumeni seppero replicare accorciando le distanze al 32’04 con Vasile Hutanu e cogliendo il pareggio al 49’36” con Constantin Nistor in power play, il quale fece tremare gli oltre 4.000 spettatori accorsi alla partita. In una drammatica partita caratterizzata dall’eccessiva severità arbitrale, la furiosa reazione Italiana non si fece attendere: al 57’35”, su assist di Bianchin, Bragnalo mise fine alla disputa con il goal del 3-2 che lasciò l’Italia a punteggio pieno. Al termine della partita l’ex Presidente della Commissione Tecnica Nucci espresse tutta la sua soddisfazione sulle prestazioni della formazione Nazionale:

“Non ho mai visto combattere così una nazionale italiana: questi ragazzi sono ammirevoli perché non indietreggiano di fronte a nessuno”.

Proprio l’utilizzo massiccio dei ragazzi provenienti dall’estero, nonostante fossero di cittadinanza Italiana, suscitò diverse critiche, soprattutto dalle delegazioni straniere (“Questa non è la Nazionale italiana, ma una squadra canadese”) e dal Direttore Tecnico del Bolzano Bruno Mück che prese le parti del portiere Tigliani tagliato al termine della preparazione (“Qui, signori, si ciurla nel manico. Tigliani è stato convocato per la nazionale? Ha effettuato tutti gli allenamenti, ha sacrificato impegni per poi vedersi sbattere fuori senza una spiegazione plausibile. Se ci si aggrappa alle cinque reti subite ad Alleghe possono ricordare che Corsi, ad Asiago, dalla stessa squadra ne ha incassate dieci. Non si può buttar via come uno straccio un uomo che pure ha sempre dimostrato di valere. Potrebbe influire sulle sue decisioni nell’immediato futuro e sul morale. Tigliani è il portiere del Bolzano e proprio la società finirebbe per sopportare gli effetti negativi di una decisione che non trova nessun logico punto di appoggio”).

Il terzo avversario a capitolare fu la Svizzera, i quali stuzzicarono gli Azzurri passando a condurre in match in due occasioni con le reti di Üli Hofmann al 17’45” e René Stampfli al 25’08”, intervallate dal momentaneo pareggio di Cupolo al 24’24”. La vena positiva di Bragnalo (34’16” e 45’02”) e Bianchin (39’30”) consentirono all’Italia di intascare ulteriori due punti, malgrado i rossocrociati avessero tentato di addormentare il match abbassando il ritmo di gara. La Norvegia, avversario nella quarta giornata, si dimostrò essere antagonista di poca sostanza, i ragazzi di Chambers li sovrastarono con un netto 6-1. Neanche la Polonia riuscì ad opporsi all’onda d’urto italiana: i biancorossi, retrocessi nell’ultima edizione del Mondiale Gruppo A, opposero una tenue resistenza: al goal lampo di Farelli dopo 12”, rispose Andrzej Zabawa al 7’32”, in seguito il gioco dinamico degli Azzurri costrinse i polacchi a cedere alla distanza incassando i goal di Cupolo (18’31” e 37’27”) e Bellio (43’32”) che fissarono il punteggio sul 4-1. La quinta vittoria consecutiva fece prendere atto, agli Azzurri, della propria forza; ora il Gruppo A non era più un sogno, ma un obiettivo realizzabile: il match che regalò la matematica certezza di disputare la massima divisione mondiale fu quello con il Giappone: l’hat trick di Milani, la doppietta di Farelli e i goal di Tenisi, Goegan, Kostner e Insam contribuirono a surclassare i nipponici con un largo 9-2. A fine partita Holzner non nascose la propria gioia:

“Sono molto contento, soprattutto perché il primo posto non me lo sarei mai aspettato. Nel nostro programma c’è la salvezza o comunque l’intendimento era di mantenerci intorno a posizioni di vertice. Abbiamo anche avuto fortuna, ma si sa che la fortuna è dei forti”.

Soddisfazione trasparve anche nelle parole del capitano Insam:

“Non mi lamento di certo per la mia utilizzazione in questi campionati. Anche se sono entrato in campo soprattutto quando ci siamo trovati in inferiorità numerica posso dire di avere sempre profuso il massimo impegno”.

L’ultima gara del torneo con la Germania Est fu una formalità, ma gli Azzurri onorarono l’impegno pareggiando 6-6 e chiudendo il torneo imbattuti.
A fine manifestazione i giornalisti accreditati votarono l’All Star Team, la squadra ideale era composta per 4/6 da giocatori italiani: Corsi, Bellio, Jakob Kölliker (Svizzera), Bragnalo, Bianchin e Wieslaw Jobczyk. Con la vittoria nel gruppo cadetto, l’Italia, dopo la breve apparizione di Praga nel 1959 e a distanza di 23 anni, tornò a misurarsi con i Big dell’hockey mondiale.

[1] Pertini era solito alloggiare nella caserma per non arrecare disturbo alla cittadinanza con ulteriori misure di sicurezza durante la sua permanenza. A ulteriore testimonianza del suo attaccamento a questi luoghi, nella vicina Val di Fassa, nel comune di Campitello è stato costruito nel 1986 il “Rifugio Sandro Pertini”, nel nome dell’amicizia che legava il Presidente e il gestore del rifugio.

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